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Glicole propilenico: l’Europa valuta riclassificazione

Glicole propilenico: l’Europa valuta riclassificazione

La European Chemicals Agency sta valutando una proposta che potrebbe avere un impatto pesante sul mondo del vaping. Presentata dal Federal Institute for Occupational Safety and Health di Dortmund, la richiesta invita a riclassificare il glicole propilenico (propano -1, -2 diolo), attualmente non classificato, come un irritante per le vie respiratorie.

Se questa riclassificazione dovesse essere accettata, il regolamento CLP (classification, labelling and packaging) prevede le seguenti avvertenze: può causare irritazioni respiratorie; evitare di inalare polveri/fumi/gas/nebbia/vapori/nebulizzazione; utilizzare solo all’aperto o in una zona ben ventilata; se inalato: portare la vittima all’aria aperta e tenerla a riposo in una posizione che faciliti la respirazione; chiamare un Centro antiveleni o un medico se ci si sente male; conservare in un luogo ben ventilato. Tenere il contenitore chiuso; custodire sottochiave.

Questa riclassificazione avrebbe ovvie, terribili conseguenze sul mercato dei liquidi per le sigarette elettroniche, ma non solo. Nella proposta presentata all’agenzia, si legge infatti che questa riclassificazione è necessaria perché che il “propano -1, -2 diolo  viene utilizzato per produrre fumo artificiale in teatri, discoteche, simulazioni di emergenze o come liquido per la vaporizzazione nelle sigarette elettroniche”. Dunque la misura servirebbe anche a tutelare pubblico e lavoratori come attori o altri professionisti dello spettacolo esposti a questo fumo.

Ma si tratta di una misura giustificata da un reale rischio? La proposta di riclassificazione cita uno studio che dice che “la maggior parte dei valori delle funzioni polmonari rimangono invariati dopo l’esposizione al glicole propilenico, ma si è riscontrato una minima diminuzione del FEV1 (Volume Espiratorio Forzato al secondo) dal 103 al 102% dopo l’esposizione, una diminuzione piccola ma significativa”. Può sembrare allarmante o meno, ma bisogna tenere in considerazione che il FEV1 può variare per un gran numero di motivi, come dimostrato molti studi, in particolare per il calore o le condizioni di umidità dell’aria.

Al momento, comunque, nulla è ancora deciso, le consultazioni sono ancora aperte e c’è tempo fino al 21 aprile per inviare alla European Chemicals Agency i propri commenti. Sul sito dell’Echa si trovano tutti i dettagli della proposta.

Pubblicato il 19/06/2017 Curiosità e benessere 620

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